Canto notturno di un pastore errante dell'Asia

CANTO NOTTURNO DI UN PATORE ERRANTE DELL'ASIA

“Forse s’avess’io l’ale
Da volar su le nubi,
E noverar le stelle ad una ad una,
O come il tuono errar di giogo in giogo,
Più felice sarei, dolce mia greggia,
Più felice sarei, candida luna.”

“Idillio degli idillii” e ultima delle liriche pisano-recanatesi, il "Canto notturno di un pastore errante dell’Asia" di Giacomo Leopardi pone domande essenziali, in una continua e vana ricerca del senso ultimo dell'esistenza.
Dubbio e stupore attraversano la poesia: nella voce di un pastore nomade del deserto si esprime una saggezza antica alla ricerca del senso della vita, in un colloquio impossibile con una luna ormai "muta", incapace di suscitare gli intimi colloqui dei notturni romantici.
Parleremo di tutto questo con il prof. Giovanni Maffei, nel quinto appuntamento di “Itinera”.